Domenica 7 Maggio

Pieve: alla Santa Messa delle 8.00 ricordiamo Amelia Pelatti vedova Rocci (Via Firenze, 11), Luciano Lapi (Via Primo Maggio, 9), Adriana Brunetti vedova Ticci (Via Allende, 12), Marisa Bruni (Via dei Medici, 11)

Pieve: ore 10.30 nei locali parrocchiali incontro di Catechismo per i ragazzi di Prima Media.

Santuario: al termine della Santa Messa delle 10.30 Velatio del Santissimo Crocifisso.

Pieve: ore 16.00 Santa Messa con Prima Comunione per Cosimo e Vito Arturo, Pietro Brilli, Massimo Cascini (che riceve il Battesimo), Vittoria Fatone, Matteo Fredducci, Elia Governi, Asia Lucia Melara, Samuele Gegaj (che riceve il Battesimo), Ilaria Toccafondi e Daniel Tozzi.

Lunedì 8 Maggio

Santuario: ore 11.30 Santo Rosario e ore 12.00 Supplica alla Madonna di Pompei.

Martedì 9 Maggio

Giardini di Via Allende: ore 21.00 Santo Rosario.

Giovedì11 Maggio

Salaiole c/o la Comunità di Nazaret: ore 21.00 Santo Rosario.

Venerdì 12 Maggio

Figliano: dalle 10.00 alle 18.00 ritiro per i bambini che riceveranno la Prima Comunione Sabato e Domenica prossimi.

Sabato 13 Maggio

Pieve: ore 11.00 Emma Bogi riceve il Battesimo.

Pieve: ore 15.00 Gabriele Jeruvaja riceve il Battesimo.

Pieve: ore 16.00 Santa Messa con Prima Comunione per Giulia Bargiotti, Mattia Barone, Aurora Brutti, Marco Caramalli, Arianna Casati, Lorenzo Grazzini, Mario Jeruvaja, Luna Mele, Emma Riccardi, Filippo Tantulli, Matteo Toccafondi e Aurora Zavattoni.

Domenica 14 Maggio

Pieve: alla Santa Messa delle 10 si presentano alla Comunità i bambini e le bambine che hanno ricevuto la Prima Comunione il Sabato e la Domenica precedenti.

Pieve: i bambini di III Primaria del Catechismo partecipano alla Santa Messa.

Pieve: ore 16.00 Santa Messa con Prima Comunione per Giorgia Elena Bimonte, Sara Boni, Matteo Bravi, Sofia Giunti, Morena Mannino, Lorenzo Mannozzi, Daniele e Ginevra Martucci, Francesco Materassi, Giulia Perisotti, Cosimo Quartani, Alessandro Rontini, Margot Sparaco, Edoardo Timori, Alyssa Tizzanelli e Matilde Vinci.

San Cresci: ore 16.00 Cosimo Farina riceve il Battesimo.

CAMPI SCUOLA

Terza Primaria:     Figliano dal 12 al 14 Giugno.

Quarta Primaria:   Figliano dal 15 al 18 Giugno.

Quinta Primaria:  Figliano dal 19 al 24 Giugno.

Prima Media:        Cavallico dal 10 al 15 Luglio.

Seconda Media:    Cavallico dal 26 Giugno al 1 Luglio.

Terza Media:        Cavallico dal 3 all’8 Luglio.

N.B. Le iscrizioni saranno a Maggio e la data e le modalità verranno comunicate alle famiglie dai Catechisti.

GRIM ESTIVO: Dal 10 al 14 e dal 17 al 21 Luglio.

Catechesi del Papa sul Discernimento:

3. Gli elementi del discernimento. La familiarità con il Signore

Riprendiamo le catechesi sul tema del discernimento, – perché è molto importante il tema del discernimento per sapere cosa succede dentro di noi; dei sentimenti e delle idee, dobbiamo discernere da dove vengono, dove mi portano, a quale decisione – e oggi ci soffermiamo sul primo dei suoi elementi costitutivi, cioè la preghiera. Per discernere occorre stare in un ambiente, in uno stato di preghiera.

La preghiera è un aiuto indispensabile per il discernimento spirituale, soprattutto quando coinvolge gli affetti, consentendo di rivolgerci a Dio con semplicità e familiarità, come si parla a un amico. È saper andare oltre i pensieri, entrare in intimità con il Signore, con una spontaneità affettuosa. Il segreto della vita dei santi è la familiarità e confidenza con Dio, che cresce in loro e rende sempre più facile riconoscere quello che a Lui è gradito. La preghiera vera è familiarità e confidenza con Dio. Non è recitare preghiere come un pappagallo, bla bla bla, no. La vera preghiera è questa spontaneità e affetto con il Signore. Questa familiarità vince la paura o il dubbio che la sua volontà non sia per il nostro bene, una tentazione che a volte attraversa i nostri pensieri e rende il cuore inquieto e incerto o amaro, pure.

Il discernimento non pretende una certezza assoluta – non è chimicamente un puro metodo, no, pretende una certezza assoluta, perché riguarda la vita, e la vita non è sempre logica, presenta molti aspetti che non si lasciano racchiudere in una sola categoria di pensiero. Vorremmo sapere con precisione cosa andrebbe fatto, eppure, anche quando capita, non per questo agiamo sempre di conseguenza. Quante volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza descritta dall’apostolo Paolo, che dice così: «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7,19). Non siamo solo ragione, non siamo macchine, non basta ricevere delle istruzioni per eseguirle: gli ostacoli, come gli aiuti, a decidersi per il Signore sono soprattutto affettivi, del cuore.

È significativo che il primo miracolo compiuto da Gesù nel Vangelo di Marco sia un esorcismo (cfr 1,21-28). Nella sinagoga di Cafarnao libera un uomo dal demonio, liberandolo dalla falsa immagine di Dio che Satana suggerisce fin dalle origini: quella di un Dio che non vuole la nostra felicità. L’indemoniato, di quel brano di Vangelo, sa che Gesù è Dio, ma questo non lo porta a credere in Lui. Dice infatti: «Sei venuto a rovinarci» (v. 24).

Molti, anche cristiani, pensano la medesima cosa: che cioè Gesù possa anche essere il Figlio di Dio, ma dubitano che voglia la nostra felicità; anzi, alcuni temono che prendere sul serio la sua proposta, quello che Gesù ci propone, significhi rovinarsi la vita, mortificare i nostri desideri, le nostre aspirazioni più forti. Questi pensieri fanno talvolta capolino dentro di noi: che Dio ci chieda troppo, abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, che non ci voglia davvero bene. Invece, nel nostro primo incontro abbiamo visto che il segno dell’incontro con il Signore è la gioia. Quando incontro il Signore nella preghiera, divento gioioso. Ognuno di noi diventa gioioso, una cosa bella. La tristezza, o la paura, sono invece segni di lontananza da Dio: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti», dice Gesù al giovane ricco (Mt 19,17). Purtroppo per quel giovane, alcuni ostacoli non gli hanno consentito di attuare il desiderio che aveva nel cuore, di seguire più da vicino il “maestro buono”. Era un giovane interessato, intraprendente, aveva preso l’iniziativa di incontrare Gesù, ma era anche molto diviso negli affetti, per lui le ricchezze erano troppo importanti. Gesù non lo costringe a decidersi, ma il testo nota che il giovane si allontana da Gesù «triste» (v. 22). Chi si allontana dal Signore non è mai contento, pur avendo a propria disposizione una grande abbondanza di beni e possibilità. Gesù mai costringe a seguirlo, mai. Gesù ti fa sapere la sua volontà, con tanto cuore ti fa sapere le cose ma ti lascia libero. E questa è la cosa più bella della preghiera con Gesù: la libertà che Lui ci lascia. Invece quando noi ci allontaniamo dal Signore rimaniamo con qualcosa di triste, qualcosa di brutto nel cuore.

Discernere cosa succede dentro di noi non è facile, perché le apparenze ingannano, ma la familiarità con Dio può sciogliere in modo soave dubbi e timori, rendendo la nostra vita sempre più ricettiva alla sua «luce gentile», secondo la bella espressione di San John Henry Newman. I santi brillano di luce riflessa e mostrano nei semplici gesti della loro giornata la presenza amorevole di Dio, che rende possibile l’impossibile. Si dice che due sposi che hanno vissuto insieme tanto tempo volendosi bene finiscono per assomigliarsi. Qualcosa di simile si può dire della preghiera affettiva: in modo graduale ma efficace ci rende sempre più capaci di riconoscere ciò che conta per connaturalità, come qualcosa che sgorga dal profondo del nostro essere. Stare in preghiera non significa dire parole, parole, no; stare in preghiera significa aprire il cuore a Gesù, avvicinarsi a Gesù, lasciare che Gesù entri nel mio cuore e ci faccia sentire la sua presenza. E lì possiamo discernere quando è Gesù e quando siamo noi con i nostri pensieri, tante volte lontani da quello che vuole Gesù.

Chiediamo questa grazia: di vivere una relazione di amicizia con il Signore, come un amico parla all’amico (cfr S. Ignazio di L., Esercizi spirituali, 53). Io ho conosciuto un vecchio fratello religioso che era il portiere di un collegio e lui ogni volta che poteva si avvicinava alla cappella, guardava l’altare, diceva: “Ciao”, perché aveva vicinanza con Gesù. Lui non aveva bisogno di dire bla bla bla, no: “ciao, ti sono vicino e tu mi sei vicino”. Questo è il rapporto che dobbiamo avere nella preghiera: vicinanza, vicinanza affettiva, come fratelli, vicinanza con Gesù. Un sorriso, un semplice gesto e non recitare parole che non arrivano al cuore. Come dicevo, parlare con Gesù come un amico parla all’altro amico. È una grazia che dobbiamo chiedere gli uni per gli altri: vedere Gesù come il nostro amico, il nostro amico più grande, il nostro amico fedele, che non ricatta, soprattutto che non ci abbandona mai, anche quando noi ci allontaniamo da Lui. Lui rimane alla porta del cuore. “No, io con te non voglio sapere nulla”, diciamo noi. E Lui rimane zitto, rimane lì a portata di mano, a portata di cuore perché Lui sempre è fedele. Andiamo avanti con questa preghiera, diciamo la preghiera del “ciao”, la preghiera di salutare il Signore con il cuore, la preghiera dell’affetto, la preghiera della vicinanza, con poche parole ma con gesti e con opere buone.