Mercoledì IX Settimana del Tempo Ordinario

Tobia 3,1-11a.16-17a  Salmo 24  Marco 12,18-27

Capita ancora di sentir dire, quando una persona vive momenti di sofferenza: “È una punizione di Dio!“. Si tratta di un pensiero radicato nel senso religioso popolare per cui Dio, giudice implacabile, inferirebbe la pena a chi trasgredisce qualche suo comando. I Libri sapienziali della Bibbia hanno dimostrato in lungo e in largo che l’equazione giusto = vita bella e ingiusto = vita brutta non è assolutamente sostenibile dall’evidenza dei fatti. Eppure, non mancano nella Bibbia racconti in cui chi vive una condizione di prova, viva in una sofferenza indicibile a causa dei giudizi e della condanna degli uomini. Il brano che leggiamo oggi ce ne presenta due: Tobi, accecato da un escremento di un passero, e Sara, data in moglie sette volte e rimasta sempre vedova: entrambi invocano per sé la morte pur di non essere più additati come colpevoli di chissà quale crimine. È il dramma del giusto perseguitato: se uno ha una colpa accetta di dover pagare per essa ma chi non ha colpa si sente oppresso senza ragione. Entrambi pregano il Signore e il Signore li ascolta! Grazie a Tobia, guidato dall’arcangelo Raffaele, Tobi riavrà la vista e Sara un marito. È il demonio l’artefice delle tragedie umane, mai Dio! Buona giornata. don Luciano.