Dedicazione della Basilica Lateranense

1Corinzi 3,9c-11.16-17  Salmo 45  Giovanni 2,13-22

Celebrare la Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano vuol dire celebrare la Chiesa madre, la Cattedrale del Vescovo di Roma, il Papa.

I testi della liturgia odierna invitano a cogliere il legame tra Chiesa-edificio e Chiesa-comunità di credenti. E l’albero, secondo me, è un’immagine bellissima, poco usata, meravigliosa, per parlare della Chiesa. Impariamo ad essere Chiesa dagli alberi. Guardiamo un albero. Un albero si vede ma un albero non si vede tutto. Nasconde il segreto nelle radici. Sono le radici che fanno stare vivo un albero, anche nel cuore dell’inverno. Impariamo dagli alberi a custodire le nostre radici. E queste radici sono l’Eucaristia, la Parola: la Bibbia e il Vangelo. Il segreto dei cristiani, le radici dei cristiani, sono Gesù Cristo, oggi l’Eucaristia, oggi la sua Parola. E, poi, l’albero ha i rami, ha i frutti. Un albero si spalanca verso il cielo con tutti i suoi rami ed è accogliente con tutti: gli uccellini del cielo che chiedono ospitalità, senza distinzioni, ciascuno può appoggiarsi dove vuole. E un albero è felice di donare. E’ felice quando uno gli toglie il peso dei frutti. E’ felice. E’ fatto per donare. E ruba tutto il calore del sole e poi ci dà la freschezza dell’ombra. Lui prende tutto il sole e dà a noi l’ombra. Impariamo dagli alberi ad essere così: una comunità accogliente, ospitale, che dona senza chiedere. Una comunità che ha imparato questa cosa: che occorre donarsi senza aspettare niente. Si comincia da lì a cambiare il mondo. E l’ultima cosa sugli alberi – le radici, i rami e i frutti – il rapporto con la vita. Un albero attraversa tutte le stagioni: nasce, rinasce, sembra che muoia, poi rinasce ancora; l’inverno sembra vincere qualche volta con lui ma, poi, l’albero aspetta la primavera; sa che la primavera c’è; è nascosta la primavera nel cuore del mondo, nel cuore della natura. E l’albero aspetta, sicuro che arriverà. E questa è la vita cristiana. La vita cristiana è questa capacità di sperare sempre e comunque, qualunque cosa ci capiti, come in questi giorni sta capitando un po’ di tutto – leggendo i giornali, guardando la televisione – sembra che non ci sia più niente che si salvi, società liquida ma anche sporca, inquinata, in maniera pesantissima e così via, e uno deve dire: “Potranno toglierci tutti i frutti – la famiglia, l’educazione, il galateo, la libertà religiosa, tutto ci possono togliere – ma non possono togliere che ritorni la primavera. Non possono proibire che ritorni la primavera”. Questo è il Cristianesimo. Impariamo dagli alberi.

E c’è una frase che in passato ho usato spesso: “Fratello mandorlo, parlami di Dio”. E il mandorlo si coprì di fiori. Questo è il mio augurio: che ciascuno di noi sia capace di vivere così, di buttar fuori tutti i fiori, tutti i frutti, che ha dentro di sé, perché ha imparato ad essere Chiesa dagli alberi. Buona giornata. don Luciano.

P.S. Una preghiera che accompagni il nostro fratello Vincenzo Stefanini (Viale Giovanni XXIII, 28) alla casa del Padre.