Mercoledì XXXII Settimana del Tempo Ordinario

San Leone Magno, Papa

Sapienza 6,1-11  Salmo 81  Luca 17,11-19

Il Vangelo di oggi presenta Gesù che guarisce dieci lebbrosi, dei quali solo uno, samaritano e dunque straniero, torna a ringraziarlo. A lui il Signore dice: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!“.

Questa pagina evangelica ci fa pensare a due gradi di guarigione: uno, più superficiale, riguarda il corpo; l’altro, più profondo, tocca l’intimo della persona, quello che la Bibbia chiama il “cuore”, e da lì si irradia a tutta l’esistenza. La guarigione completa e radicale è la “salvezza”. Lo stesso linguaggio comune, distinguendo tra “salute” e “salvezza”, ci aiuta a capire che la salvezza è ben più della salute: è infatti una vita nuova, piena, definitiva. Spesso diciamo: “Quando c’è la salute, c’è tutto!”. Dovremmo dire piuttosto: “Quando c’è la salvezza, c’è tutto!”.

Inoltre, qui Gesù, come in altre circostanze, pronuncia l’espressione: “La tua fede ti ha salvato”. È la fede che salva l’uomo, ristabilendolo nella sua relazione profonda con Dio, con se stesso e con gli altri; e la fede si esprime nella riconoscenza. Chi, come il samaritano sanato, sa ringraziare, dimostra di non considerare tutto come dovuto, ma come un dono che, anche quando giunge attraverso gli uomini o la natura, proviene ultimamente da Dio. La fede comporta allora l’aprirsi dell’uomo alla grazia del Signore; riconoscere che tutto è dono, tutto è grazia. Quale tesoro è nascosto in una piccola parola: “grazie”! Buona giornata. don Luciano.

P.S. Il Signore doni l’eterno riposo a Erminio De Angelis (Piazza Vittorio Veneto, 25).