Martedì XXXII Settimana del Tempo Ordinario

Tito 3,1-7  Salmo 22  Luca 17, 11-19

“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili”». Sono solito sottolineare che, grazie al Vangelo di Gesù, ci è stato annunciato che siamo figli di Dio, amati. Ora, la pagina di Luca ci dice che siamo pure “servi”: non c’è contraddizione? Se guardiamo a Gesù, il Figlio unigenito, non possiamo non constatare come abbia vissuto la sua vita filiale proprio nella condizione di servo. San Paolo descrive questa verità con un inno splendido nella sua Lettera ai Filippesi. Un figlio che vive in profonda sintonia con il Padre non può che avvertire i desideri del Padre come suoi e, di conseguenza, fare di tutto per attuarli. La gloria del Figlio, il suo onore, non consiste in altro se non nella affermazione della gloria del Padre. Pertanto, essere servi, è la maniera più evidente per mostrare la propria figliolanza. Essere figli non è vantare dei privilegi, non è sfruttare una qualche posizione di favore ma è assumere in toto il destino di Gesù che è dare la vita. Servo inutileè chi ha capito cos’è l’amore. E chi ama, si dona; chi dona, serve e chi serve per amore è felice. Capita così a tutti noi. Ripeto. Chi ama si dona, esce da sé – l’amore è uscire da sé, dal proprio egoismo – chi si dona serve, fa felice un’altra persona ma chi serve per amore è lui stesso felice. Detto con il poeta indiano Tagore: “Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia”. Dunque, servi inutili a tempo pieno! Buona giornata.

P.S. Accompagniamo al riposo eterno, Giuliana Lapucci vedova Miniati (RSA Beato Angelico, già Viale della Resistenza, 27) e Gabbriella Comparini vedova Agostini (Via Gorizia, 13).