Sabato XXVIII Settimana del Tempo Ordinario

Romani 4,13.16-18  Salmo 104  Luca 12,8-12

Come cristiani corriamo il rischio di sentirci “di fronte” al mondo come se fossimo altro; in realtà siamo “nel” mondo seppure non “del” mondo. Nel mondo siamo uomini e donne come gli altri ed è bene che ci sentiamo solidali con tutti, senza innalzare barricate e difese. Il mondo è il luogo dove siamo chiamati a dare la vita, con gioia, come seme che muore per portare frutto. Il seme non cerca il terreno ideale: dove il contadino lo getta, cerca di attecchire come meglio può. Dove siamo è il terreno dove lasciarci interrare, è il luogo della nostra santificazione. Il seme è destinato a morire per dare frutto, non deve cercare di evitare a tutti i costi il sacrificio. Gesù spiega ai suoi discepoli: “Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi”. Non ci sono argomenti validi per sfuggire al dono della vita. Il mondo non capisce e non capirà: il destino di chi si mette alla sequela di Gesù è il rifiuto. Non occorre fare le vittime. Anzi: il martirio offre l’occasione per dire, concretamente con la vita, le ragioni della nostra speranza. Nessuna spiegazione dice quanto il silenzio di chi dona la vita per amore. Buona giornata. don Luciano.