Lunedì II Settimana del Tempo Ordinario

1Samuele 15,16-23  Salmo 49  Marco 2,18-22

“Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti”. Quando pensiamo all’obbedienza, non so per quale motivo, ci riferiamo immediatamente all’idea di sottomissione. Obbedire ci appare come una squalifica della nostra libertà ed autonomia. Per l’uomo comune l’ideale è vivere senza autorità, senza riferimenti altri da sé. Essere padroni assoluti del proprio destino è l’aspirazione massima dell’uomo contemporaneo. Una vera e propria illusione! L’obbedienza, al contrario, è uno dei tratti più qualificanti l’esperienza della libertà: proprio nella scelta di obbedire si esercita, al massimo grado, la libertà. Qual è l’etimologia di obbedienza? Volgere l’orecchio verso qualcuno, prestare ascolto. Significa che l’obbedienza è primariamente una relazione, un’alleanza, un’amicizia. Si obbedisce a qualcuno che si ama e da cui ci si sente amati. L’obbedienza è un atto di libertà, un atto d’amore. Dio entra in conflitto con Saul non tanto perché non ha eseguito degli ordini ma perché non si è fidato di Lui, ha voluto agire per suo conto, seguendo la strada dell’opportunismo. La questione cruciale della nostra fede non consiste nel rispetto dei comandamenti ma nell’obbedienza resa a Dio, cioè nell’ascolto amante della sua Parola. L’ascolto dell’Altro è il fondamento di una vita autenticamente libera. Obbedire è davvero bello. Buona giornata. don Luciano.