Giovedì II Settimana del Tempo Ordinario

Ebrei 3,7-14c  Salmo 94  Marco 1,40-45

“Mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant’anni le mie opere”. Non c’è nessuno al mondo così sotto pressione come Dio. Ogni cosa che accade è sempre imputata alla sua responsabilità. Non c’è intervento grazioso che Dio compie che riesca ad entrare nella memoria dell’uomo da generare una eterna gratitudine. Ogni uomo, guardando al tempo della sua vita, ha certamente più motivi di lode piuttosto che di rammarico. La vita è costellata di gioie, di eventi colmi di luce, eppure, basta un piccolo momento di buio, per dimenticare tutto il bene ricevuto. La metafora del popolo d’Israele irriconoscente dopo la strepitosa liberazione dalla schiavitù d’Egitto è davvero emblematica. Questa scarsa memoria ci accompagna costantemente anche nelle relazioni tra di noi: mariti e mogli che dopo anni di vita insieme, per un momento di fragilità, buttano all’aria il matrimonio, misconoscendo la gioia goduta; figli e figlie che per una scelta di attenzione particolare dei genitori chiudono i rapporti senza considerare le ore e i giorni a loro dedicati dal babbo e dalla mamma; amici e amiche che per un pettegolezzo misconoscono la vastità del tempo condiviso nella spensieratezza. Ricordare il bene è essenziale per non permettere al maligno di cancellare il carattere d’eternità proprio dell’amore! Buona giornata. don Luciano.