Domenica 25 Dicembre

Solennità del Natale del Signore

Orario delle Celebrazioni:

ore 8.00 Pieve;

ore 9.00 Sagginale:

ore 10.00 Pieve;

ore 10.00 Olmi;

ore 10.30 Santuario;

ore 11.00 Polcanto;

ore 11.00 Piazzano;

ore 11.30 Pieve;

ore 11.30 Chiesa dei Cappuccini;

ore 18.00 Pieve;

ore 18.30 Chiesa dei Cappuccini.

Pieve: alla Santa Messa delle ore 8.00 ricordiamo Simonetta Nencini in Rizzo (Via Beato Angelico, 10), Francesca Niccolai (Firenze), Lucio Rossano (Viale delle Resistenza, 25), Concetta Moscato in Paglia (Via Sagginalese, 54), Morena Barubiani vedova Rinaldelli (Via Fratelli Cervi, 3), Daniele Cianfanelli (Sagginale).

Lunedì 26 Dicembre

Pieve: Sante Messe ore 9.30 e 18.00.

Mercoledì 28 Dicembre

Cimitero della Misericordia: ore 15.00 Santa Messa.

Giovedì 29 Dicembre

Cimitero Comunale: ore 15.00 Santa Messa.

Venerdì 30 Dicembre

79° anniversario del bombardamento di Borgo San Lorenzo

Pieve: ore 18.00 S. Messa in memoria dei caduti.

Ore 21.00: Concerto dell’Orchestra Camerata de’ Bardi in memoria delle vittime del bombardamento.

Sabato 31 Dicembre

Pieve: ore 15.00 Iacopo Toccafondi e Silvia Lapucci celebrano il Sacramento del Matrimonio.

Santuario: ore 17.00 Santa Messa e Te Deum

Pieve: ore 18.00 Santa Messa e Te Deum

Domenica 1 Gennaio 2023

Maria SS. Madre di Dio

Orario e Luogo delle Sante Messe sono quelli della Domenica.

PRESEPE MECCANICO

Nella Cappella della Compagnia dei Neri al Santuario è visitabile il presepe meccanico realizzato da abili presepisti.

Orario.   Domenica e festivi: Mattino 11.15 – 12.30; pomeriggio: 16.00 – 19.00.

Sabato: 16 – 18.00.  Feriali 16.00 – 18.00. Per info e prenotazioni: Lorenzo 3289268944

MERCATINO DI NATALE

Nei locali sotto il porticato del Santuario è aperto il Mercatino di Natale a cura di alcune signore. Si può trovare qualcosa da regalare per le feste. Orario: Pomeriggio 16,00-19,00; Domenica e Festivi anche dopo la Santa Messa delle ore 10,30.

ANDANDO PER PRESEPI

Visita ai Presepi di San Romano e Cigoli

Martedì 3 Gennaio 2023

Ore 8.15 ritrovo nel piazzale davanti al Santuario del SS. Crocifisso.

Viaggio in pullman; pranzo al sacco. Rientro alle ore 18.30 circa.

Contributo di 20 euro a testa. Per le iscrizioni rivolgersi ai sacerdoti in sacrestia. Per informazioni Marilisa 3396017119.

Santa Maria, donna del pane

«Lo depose nella mangiatoia». Nel giro di poche righe, la parola mangiatoia è ripetuta tre volte. La qual cosa, tenuto conto dello stile di Luca, insospettisce non poco. L’evangelista allude: non c’è dubbio. Lui, il pittore, vuole ritrarre Maria nell’ atteggiamento di chi riempie il cestino vuoto della mensa. Se è vero che nella mangiatoia si mette il pasto per gli animali, non è difficile leggere in quella collocazione l’intendimento di presentare Gesù, fin dal suo primo apparire, come cibo del mondo. Anzi, come il pane del mondo.

Sotto, quindi, la paglia per le bestie. Sopra la paglia, il grano macinato e cotto per gli uomini. Sulla mangiatoia, avvolto in fasce come in candida tovaglia, il pane vivo disceso dal cielo. Accanto alla mangiatoia, come dinanzi a un tabernacolo, la fornaia di quel pane. Maria aveva capito bene il suo ruolo fin da quando si era vista condotta dalla Provvidenza a partorire lontano dal suo paese, lì a Betlem: che vuol dire, appunto, casa del pane.

Per questo, nella notte del rifiuto, ha usato la mangiatoia come il canestro di una mensa. Quasi per anticipare, con quel gesto profetico, l’invito che Gesù, nella notte del tradimento, avrebbe rivolto al mondo intero: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Maria, portatrice di pane, dunque. E non solo di quello spirituale.

Deformeremmo la sua figura se la sottraessimo alla preoccupazione umana di chi si affatica per non lasciare vuota la mensa di casa sua. Sì, ella ha tribolato per il pane materiale. E qualche volta, quando non riusciva a procurarselo, forse avrà pianto in segreto. Gesù deve aver letto negli occhi splendenti di sua madre il tormento del pane quando manca, e l’estasi del suo aroma quando, caldo di cenere, si sbriciola sulla tovaglia in un arcipelago di croste. Per questo c’è nel Vangelo tanto tripudio di pane, che dividendosi si moltiplica, e passando di mano in mano sazia la fame dei poveri adagiati sull’erba, e trabocca nella rimanenza di dodici sporte.

Per questo, al centro della preghiera da rivolgere al Padre, Gesù ha inserito la richiesta del pane quotidiano. E ha lasciato a noi la formula per implorare dalla Madre la grazia di una sua giusta distribuzione, in modo che nessuno dei figli rimanga a digiuno.

Santa Maria, donna del pane, chissà quante volte all’interno della casa di Nazaret hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della terra preoccupate di preservare dagli stenti l’adolescenza delle proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a Gesù non mancasse, sulla tavola, una scodella di legumi e, nelle sacche della sua tunica, un pugno di fichi. Pane di sudore, il tuo. Di sudore, e non di rendita. Come anche quello di Giuseppe, del resto. Il quale, nella bottega di falegname, era tutto contento quando dava gli ultimi ritocchi a una panca che avrebbe barattato con una bisaccia di grano. E nei giorni del forno, quando il profumo caldo di focacce superava quello delle vernici, ti sentiva cantare dall’altra parte, mentre Gesù, osservandoti attorno alla madia, dava anche lui gli ultimi ritocchi alle sue parabole future: «Il Regno dei Cieli è simile al lievito che una donna prende e impasta con tre misure di farina…».

Santa Maria, donna del pane, da chi se non da te, nei giorni dell’abbondanza con gratitudine, e nelle lunghe sere delle ristrettezze con fiducia, accanto al focolare che crepitava senza schiuma di pentole, Gesù può aver appreso quella frase del Deuteronomio, con cui il tentatore sarebbe stato scornato nel deserto: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»? Ripeticela, quella frase, perché la dimentichiamo facilmente. Facci capire che ii pane non è tutto. Che i conti in banca non bastano a renderci contenti. Che la tavola piena di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di amore. Che se manca la pace dell’anima, anche i cibi più raffinati san privi di sapori. Perciò, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità, e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane vivo disceso dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno.

don Tonino Bello, vescovo