Domenica 11 Febbraio

Pieve:   alla Santa Messa delle 8.00 ricordiamo: Rosanna Gigli nei Buti (via del Campo, 11); Fiorella Ceseri vedova Gabbrielli (Via Gualtierotti Morelli, 9), Dina Lastrucci vedova Romagnoli (Via di Mucciano, 24), Gabriela “Rita” Avola (Via don Cinelli, 1).

Locali della Pieve: al termine della Santa Messa delle 10.00 incontro di Catechismo dei Bambini di Quarta Primaria.

Locali della Pieve: ore 17.30, incontro per le Giovani Coppie di Sposi.

Pieve:    al Rosario alle ore 17.00 e alla Santa Messa delle 18.00 partecipa il Gruppo UNITALSI in occasione della Gionata Mondiale del Malato.

Lunedì 12 Febbraio

Centro Giovanile: ore 19.30 incontro dei Giovanissimi del post Cresima 2011.

Cappella dell’Ospedale: ore 21.00, incontro di Catechesi per adulti.

Mercoledì 14 Febbraio  LE CENERI

Inizio della Quaresima. Giorno di digiuno, di astinenza dalle carni.

Orario delle Sante Messe con imposizione delle Ceneri: ore 8.00 in Pieve; ore 18.00 in Pieve; ore 21.15 al Santuario.

Centro Giovanile: ore 19.30 incontro dei Giovanissimi del post Cresima 2009/10

Giovedì 15 Febbraio

Sede della Misericordia: ore 18.00, incontro di Catechesi per adulti.

Venerdì 16 Febbraio

Santuario: ore 17.00 VIA CRUCIS (Tutti i Venerdì di Quaresima).

Pieve: ore 21.00, Celebrazione Quaresimale alla riscoperta del Battesimo.

Sabato 17 Febbraio

Centro Giovanile: dalle 10.00 alle 12.00 incontro di Catechismo per i Ragazzi di Prima Media.

Figliano: dalle 15.00 alle 19.00, incontro di formazione per gli Educatori dei Campiscuola.

Domenica 18 Febbraio

Locali della Pieve: al termine della Santa Messa delle 10.00 i Bambini di Terza Primaria fanno il loro incontro di Catechismo.

I Bambini di quarta Primaria fanno il loro incontro alle 10.00 e partecipano alla Messa delle 11.30, per recarsi poi al Centro Giovanile per il pranzo in attesa della loro Prima Confessione.

Centro Giovanile: Insieme Party…amo: Domenica in compagnia dove l’amicizia, i sorrisi e la gioia di stare insieme non mancheranno.

Programma: ore 10,30 Santa Messa al Santuario; dopo, tombola con tanti premi. Ore 13.00 Pranziamo insieme e poi pomeriggio con canti e musica dal vivo. Per info e iscrizioni chiamare Romano: 338 1776472.

Santuario: ore 14.30, Celebrazione della Prima Confessione dei Bambini di Quarta Primaria del Catechismo.

BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE

  • Lunedì 12 Febbraio : Viale F.lli Kennedy.
  • Martedì 13 Febbraio : Via P. Calamandrei.
  • Mercoledì 14: Via P. Caiani.
  • Giovedì 15: Via della Fangosa – Via dei Ponti – Via Don R. Cinelli.
  • Venerdì 16: Via delle Fornaci – Via Faentina – Via 30 Dicembre 1943.

PREPARAZIONE E CELEBRAZIONE DELLA PASQUA 2024

Ogni Venerdì di Quaresima alle ore 21.00 si terrà una Celebrazione in un percorso alla riscoperta del Battesimo.

Di Venerdì in Venerdì ci troveremo in preghiera nelle chiese dell’Unità Pastorale: il 16 Febbraio in Pieve; il 23 Febbraio a Olmi; il 1 Marzo a San Giovanni; l’8 Marzo a Sagginale; il 15 Marzo a Polcanto; 22 Marzo a Piazzano.

Quest’anno la Veglia Pasquale, su indicazioni del Cardinale Arcivescovo, si terrà unicamente in Pieve per tutta l’Unità Pastorale di Borgo San Lorenzo.

PARROCCHIA DI SENNI

In seguito alla Visita Pastorale, per rispondere ad un riassetto delle Parrocchie dell’Arcidiocesi più rispondenti alle attuali esigenze pastorali, considerato che la chiesa di San Giovanni Battista a Senni è stata affidata alla Comunità Ortodossa Rumena, che lodevolmente la custodisce e vi celebra la Liturgia ogni Domenica, e che i Padri Cappuccini hanno sospeso la loro presenza al Convento di San Carlo, la Parrocchia di San Giovanni Battista a Senni, con decreto arcivescovile, è soppressa e assegnata alla Parrocchia di San Lorenzo a Borgo San Lorenzo.

MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

«Non è bene che l’uomo sia solo». Curare il malato curando le relazioni

«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria.

Penso ad esempio a quanti sono stati terribilmente soli, durante la pandemia da Covid-19: pazienti che non potevano ricevere visite, ma anche infermieri, medici e personale di supporto, tutti sovraccarichi di lavoro e chiusi nei reparti di isolamento. E naturalmente non dimentichiamo quanti hanno dovuto affrontare l’ora della morte da soli, assistiti dal personale sanitario ma lontani dalle proprie famiglie.

Allo stesso tempo, partecipo con dolore alla condizione di sofferenza e di solitudine di quanti, a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, si trovano senza sostegno e senza assistenza: la guerra è la più terribile delle malattie sociali e le persone più fragili ne pagano il prezzo più alto.

Occorre tuttavia sottolineare che, anche nei Paesi che godono della pace e di maggiori risorse, il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono. Questa triste realtà è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo, che esalta il rendimento a tutti i costi e coltiva il mito dell’efficienza, diventando indifferente e perfino spietata quando le persone non hanno più le forze necessarie per stare al passo. Diventa allora cultura dello scarto, in cui «le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se “non servono ancora” – come i nascituri –, o “non servono più” – come gli anziani» (Enc. Fratelli tutti, 18). Questa logica pervade purtroppo anche certe scelte politiche, che non riescono a mettere al centro la dignità della persona umana e dei suoi bisogni, e non sempre favoriscono strategie e risorse necessarie per garantire ad ogni essere umano il diritto fondamentale alla salute e l’accesso alle cure. Allo stesso tempo, l’abbandono dei fragili e la loro solitudine sono favoriti anche dalla riduzione delle cure alle sole prestazioni sanitarie, senza che esse siano saggiamente accompagnate da una “alleanza terapeutica” tra medico, paziente e familiare.

Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con sé stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita.

Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.

Ricordiamo questa verità centrale della nostra vita: siamo venuti al mondo perché qualcuno ci ha accolti, siamo fatti per l’amore, siamo chiamati alla comunione e alla fraternità. Questa dimensione del nostro essere ci sostiene soprattutto nel tempo della malattia e della fragilità, ed è la prima terapia che tutti insieme dobbiamo adottare per guarire le malattie della società in cui viviamo.

A voi, che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza! Non nascondetelo e non pensate mai di essere un peso per gli altri. La condizione dei malati invita tutti a frenare i ritmi esasperati in cui siamo immersi e a ritrovare noi stessi.

In questo cambiamento d’epoca che viviamo, specialmente noi cristiani siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. Con l’amore vicendevole, che Cristo Signore ci dona nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia, curiamo le ferite della solitudine e dell’isolamento. E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione.

Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali. Non dimentichiamolo! E affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli infermi, perché interceda per noi e ci aiuti ad essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne.