Lunedì della VII Settimana di Pasqua

Atti 19,1-8  Salmo 67  Giovanni 16,29-33

È incredibile come sia volubile l’uomo: è facile che passi dal pronunciare con entusiasmo promesse altisonanti al rinnegare più meschino e più bieco. Non si tratta di falsità o di disonestà premeditate ma di grande fragilità, di incoerenza, di squilibri emotivi improvvisi. Spesso me lo ripeto: se sono ancora dentro la strada che ho intrapreso non è certo per merito mio ma di Dio che mi ha trattenuto accanto a sé con vincoli di bontà e di misericordia. Del resto, se leggiamo il Vangelo di oggi troviamo stigmatizzata questa fragilità del discepolo: “Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo”. È proprio così: promettiamo mari e monti e, poi, basta una piccola avversità che mettiamo in discussione tutto. Occorre che conosciamo molto bene questa nostra piega problematica: la fedeltà non è il nostro forte. E proprio a partire dalle nostre incoerenze, esercitare maggiormente la virtù della misericordia verso chi sbaglia o perde la strada della verità. Siamo tutti a rischio: impariamo a sostenerci a vicenda invece che puntarci inutilmente il dito. Buona giornata. don Luciano.