Mercoledì XII Settimana del Tempo Ordinario

Genesi 15,1-12.17-18  Salmo 104  Matteo 7,15-20

“Un torpore cadde su Abram”. Nei racconti biblici il torpore accompagna i momenti cruciali della storia della salvezza. Ricordiamo il torpore che avvolge Adamo nel momento in cui, triste per la sua solitudine, sorprendentemente, vede Dio, togliergli una costola, plasmarla con un po’ di fango, e presentargli la donna, come compagna inseparabile della vita, parte integrante del suo stesso esistere. Ricordiamo il torpore di Elia, errante nel deserto, scoraggiato e sconsolato, desideroso solo di morire, e nel torpore lo svelarsi della presenza amica di Dio. Ricordiamo nel Vangelo il torpore dei discepoli sul monte Tabor e sul monte degli Ulivi, tristi per la loro poca fede, dove Gesù rivela il suo essere “Altro” rispetto al loro pensiero. Qui, abbiamo il torpore di Abramo, avanti negli anni, triste per la mancata discendenza. Dio gli spalanca il futuro proprio dentro quel torpore. Cos’è, quindi questo torpore? È quel sentimento di sfiducia che assale pensando di essere soli, abbandonati, traditi. Ci si fida di Dio e, proprio quando ci si aspetterebbe una risposta, tutta la fede si spegne; è una specie di mimo della morte. Ecco: proprio quando si attraversa quel torpore, c’è la possibilità di entrare finalmente in una autentica alleanza di fede. Benedetto torpore. Buona giornata. don Luciano.