Sabato III Settimana di Quaresima

Osea 6,1-6  Salmo 50  Luca 18,9-14

Qual è il nostro desiderio più intimo, magari anche solo inconscio? Essere bravi! Essere perfetti! Avere una vita tale da andare sempre a testa alta, senza umiliazioni e senza contestazioni di sorta. Di fatto, la maggior parte degli uomini si percepisce proprio così: sostanzialmente buona, libera dai mali più grossolani, socialmente ineccepibile. Il problema è che anche se i comportamenti non sono attaccabili dalla società certamente nel cuore si nascondono tutta una serie di cattiverie inenarrabili. Ed è proprio a questo livello che Gesù intende operare: “Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri”. Chi si sente giusto, chi ha la presunzione di essere immacolato, inevitabilmente ritiene legittimo ogni giudizio e ogni accusa contro gli altri. Vede la pagliuzza negli occhi dei fratelli e non si accorge della trave che c’è nel proprio. Il vangelo ci porta nella profondità di noi stessi e ci svela la cattiveria del nostro cuore: come possiamo arrogarci il titolo di giusti quando basta solo che qualche condizione di vita ci disequilibri per buttare all’aria tutto il nostro rigore e tutta la nostra rispettabilità? Gesù ama i peccatori, non i giusti! Perché non vogliamo lasciarci amare? Buona giornata. don Luciano.