Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (C)

1Samuele 1,20-22.24-28  Salmo 83  1Giovanni 3,1-2.21-24  Luca 2,41-52

Forse, nella formazione, nel corso di questi anni, si è insistito troppo sul valore della famiglia e meno su quello della coppia. Il vero snodo della solidità di una famiglia è tutto nella tenuta della coppia: se il marito e la moglie sono una cosa sola, chi è generato cresce davvero libero, altrimenti diventa possesso.
È sotto gli occhi di tutti l’idolatria di cui sono oggetto i figli: mamme e babbi pronti ad esaudire ogni richiesta affinché ogni bisogno e ogni desiderio possa essere appagato; spesso, in modo particolare nel caso della separazione, in una vera e propria contesa tra padre e madre in funzione di una egemonia affettiva. Poi, si vedono figli, soprattutto maschi, incapaci di scelte, annodati dentro le reti di mamme possessive; non ci si sposa più perché non ci si sa staccare dalla propria famiglia. Il fatto è che lo scopo della coppia non è fare dei figli che facciano da corona ma per prendere il largo, amare e generare vita. Vorrei vedere quante mamme sarebbero disposte ad affermare quanto dice Anna nella pagina del Libro del profeta Samuele che leggiamo oggi: “Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore”.
La famiglia è un luogo di passaggio: la coppia di sposi che l’ha costituita rimane, ciò che è generato deve partire. C’è un testo quasi insuperabile per i genitori da ricordare sempre, quello che ha detto Khalil Gibran: “I vostri figli non sono i vostri figli. Essi non vengono da voi ma attraverso di voi. E non vi appartengono benché viviate insieme. Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri perché essi hanno i loro pensieri. Potete custodire i loro corpi ma non le loro anime. Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati lontano”. Che bello! Un genitore che si pensa così, come uno che lancia il figlio nella vita dicendo: “Hai una vocazione. Guarda tutto il mondo”. Anche la vicenda di Gesù, ritrovato presso i dottori nel Tempio, ci racconta di un figlio che reclama la propria autonomia. Certo, è giovane, ha bisogno di imparare ancora qualcosa. Infatti, non si parla di un ritorno da figlio protetto e coccolato ma di figlio sottomesso. Cercasi genitori educatori. Per dirla con Plutarco: “Educare un ragazzo non è riempire un vaso ma accendere un fuoco”. Riflettiamoci. Buona Domenica. don Luciano.