XVII Domenica del Tempo Ordinario (C)

Genesi 18,20-32  Salmo 137  Colossesi 2,12-14  Luca 11,1-13

Il Vangelo di questa Domenica ci presenta una catechesi sulla preghiera ed io voglio proprio difendere la preghiera, difenderla da troppi fraintendimenti, cominciando col dire che pregare non significa dire preghiere ma pregare è essenzialmente avere una relazione vera, fresca, quotidiana, continua con Dio. Ci sono persone che per pregare chiudono gli occhi, mettono il viso tra le mani, si volgono verso il loro intimo. La preghiera si configura allora come un’immersione dentro di sé. Altre persone, invece, quando pregano spalancano gli occhi sul creato oppure sul Crocifisso o su Gesù presente nel tabernacolo. Tutte le maniere di pregare sono efficaci. L’essenziale è che la preghiera non sia un semplice dire ma un dirsi e un dirsi fiducioso. Anche quando ricorriamo all’orazione vocale, quel che davvero conta non sono le parole. Noi possiamo dirci in tanti modi, persino nel silenzio, nell’immobilità che è il rimanere lì e niente più. Non era forse successo al Santo Curato d’Ars di entrare nella sua chiesa e di vedere un contadino seduto su una panca, a bocca chiusa? Rientra, e di tempo ne era passato, e lo ritrova a bocca chiusa. Gli domanda come mai quella bocca chiusa davanti a Dio. Gli risponde: “Io guardo Lui e Lui guarda me”. Bellissimo! Aveva capito la preghiera. Questo contadino guardava Gesù presente nel tabernacolo, coltivando dentro di sé la certezza che Gesù guardava lui e la preghiera diventava dialogo, diventava incontro. E, allora, non riduciamo la preghiera alle preghiere ma piuttosto respiriamo la presenza di Dio. Al GRIM estivo due settimane fa ho ascoltato questo racconto: C’era una volta in un giardino un girasole che dalla mattina alla sera girava la sua grande faccia guardando e seguendo il sole nel suo cammino. Gli altri fiori del giardino, che pure erano belli e profumati, si rassegnarono ad avere vicino quella pertica che pareva volesse dare la scalata al cielo ma non gli perdonavano quella sua fissazione di non voler staccare la faccia dal sole. Un giorno un garofano rosso si fece coraggio e gli chiese: “Perché guardi sempre verso l’alto? Forse noi ti diamo fastidio?”. E il girasole a lui: “Oh, no! Io sono felice di essere vicino a te e a tutti questi bei fiori, mi piace il vostro profumo e la vostra compagnia ma non posso staccare gli occhi dal sole: ne sono innamorato! Tu sai cosa vuol dire essere innamorato? Io seguo il sole nel suo cammino, mi lascio scaldare e illuminare da lui, di notte non dormo perché penso a lui, vorrei alzarmi ancora di più per potergli correre dietro. Io lo amo tanto e mi lascio amare da lui!”. Da quel momento tutti i fiori del giardino, che oramai avevano capito, presero a chiamare il girasole così: “l’innamorato del sole”. Così è il cristiano quando ha capito che il “sole” della sua vita è il Dio di Gesù. Ad ogni passo ripeti il nome di Dio, Padre, il Nome che contiene tutti gli altri nomi. Avrai una giornata più “leggera”. Buona Domenica. don Luciano.