Mercoledì IV Settimana di Pasqua

Atti 12,24 – 13,5  Salmo 66  Giovanni 12,44-50

“Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna”. Quante volte mi sento dire: “La Chiesa dovrebbe condannare il male! Dovrebbe gridare allo scandalo! Dovrebbe far sentire più vigorosa la sua voce”. L’idea di fondo è che il ruolo della Chiesa consiste nella moralizzazione dei costumi. Gesù ci insegna che non deve essere così. La Chiesa ha il compito di annunciare il Vangelo ossia di presentare all’umanità la bellezza della vita vissuta da figli; poi, ognuno è responsabile del proprio destino. La Chiesa non deve condannare proprio nessuno: “C’è già chi condanna”. E chi è? Ci chiediamo. È il male stesso. Chi non vive da figlio si condanna da solo ad una vita triste, orfana, randagia. Chi vive lontano da Dio, vive da infelice. L’infelicità è il punto di partenza prezioso che spinge verso la conversione. Occorre fidarci dell’opera di Dio e della sapienza della libertà umana. Quante persone scappano dall’amore alla ricerca di chissà quale miraggio; prima o poi il cuore dell’uomo, che porta scolpita l’immagine di Dio, spinge al ritorno, al pentimento, alla conversione. Credo molto alla Provvidenza: fino alla fine ci richiama a sé, non è mai concluso il tempo della chiamata alla vita. Sperare oltre ogni speranza è il cuore di Dio! Buona giornata. don Luciano.