Lunedì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

1Maccabei 1,10-15.41-43.54-57.62-64  Salmo 118  Luca 18,35-43

“Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno”. “L’erba del vicino è sempre più verde”, recita un famosissimo proverbio. Anche Israele ci è cascato e ha provato a inseguire gli idoli delle nazioni vicine, dimenticando tutti i prodigi registrati nella grande liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Forse anche noi, in questi anni, abbiamo smantellato la ricchezza della tradizione cristiana che ha sostenuto l’asse portante della nostra cultura. Ci siamo mondanizzati. Abbiamo creduto che inseguendo le mode del momento potessimo godere di gioie più alla portata di quelle prospettate dal Vangelo. È proprio questa la tentazione in cui si cade quando la propria vita non soddisfa appieno: si immagina che gli altri, in maniera assolutamente generica, siano più fortunati di noi, abbiano possibilità migliori delle nostre, utilizzino risorse più performanti. È la pura illusione che la felicità stia in qualchecosa di particolare, che ci sia una ricetta vincente. In realtà, la felicità non è che dentro di noi. Nella vita che abbiamo ci sono tutte le risorse necessarie e sufficienti per una vita buona. Mi è tornata alla mente questa storia raccontata nel bellissimo libretto di Martin Buber “Il cammino dell’uomo”: Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l’ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripeté per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin lì dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: “E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch’io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l’altra metà Jekel!”. E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata “Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel” .

C’è una cosa che si può trovare in un unico luogo al mondo, è un grande tesoro, lo si può chiamare il compimento dell’esistenza. E il luogo in cui si trova questo tesoro è il luogo in cui ci si trova. Buona giornata. don Luciano.

P.S. Un requiem per Telo LLanaj (Ronta).