Giovedì IV Settimana di Quaresima

Esodo 32,7-14  Salmo 105  Giovanni 5,31-47

Gesù aveva avvertito i suoi discepoli che avrebbero avuto una vita grama, proprio come Lui: «il discepolo non è da meno del Maestro»! Pertanto, chiunque decide di mettersi alla sequela del Signore deve aspettarsi dissenso e incomprensione. C’è stato un tempo in cui essere cristiani era un dovere, meglio, una necessità perché faceva accedere a privilegi e riconoscimenti particolari: non è stato un tempo tanto ricco di originalità evangelica! Oggi stiamo ritornando ad una condizione di effettiva minoranza e, dirsi cristiani, determina un certo sospetto. Quello che Gesù dice nel Vangelo di oggi, “Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste”, si sta manifestando alla stessa maniera per i cristiani del nostro tempo. Avere una conoscenza approfondita ed erudita del Vangelo è ancora apprezzato ma credere a Gesù come Signore della vita, assolutamente no: si perdono immediatamente tutta la rispettabilità e l’autorevolezza. E noi, riteniamo l’incontro con Gesù la cosa più importante e bella che ci è capitata? 

P.S. Una preghiera per Milena Talani vedova Cecchi (Viale IV Novembre, 83) e per Mario Modi (Via Faentina, 23) la cui vita è giunta a compimento: possano vedere il Padre.