Sabato XXXII Settimana del Tempo Ordinario

San Giosafat, Vescovo e Martire

3Giovanni 5-8  Salmo 111  Luca 18,1-8

Davvero, a volte, cascano le braccia! A volte, sembra di stare davanti a Dio come a nulla. Quando assale questo pensiero è solitudine massima! La preghiera si fa arida, pesante, fastidiosa, superflua. Tutto è legato, generalmente, alla sensazione di una sostanziale inconcludenza delle richieste: si desidera con il cuore una grazia e nella vita avviene il contrario! La conclusione spontanea è: Dio non c’è o se c’è è cattivo perché non ascolta. Forse dobbiamo rivedere la forma della nostra preghiera. C’è da uscire dalla perversa logica commerciale che ci pone davanti a Dio come ad un arido distributore di grazie o disgrazie: se preghi ti tratta bene altrimenti maledizioni a non finire. La preghiera è la forma dell’amore, della comunione, dell’intimità. Certo che c’è la domanda nella preghiera ma non è la condizione ma la conseguenza dell’amore. Io so che Dio mi ama e desidero amarlo: quest’alleanza mi basta. Il resto è di più! Preghiamo, allora, senza stancarci mai. Buona giornata. don Luciano.