Venerdì I Settimana del Tempo Ordinario

1Samuele 8,4-7.10-22a  Salmo 88  Marco 2,1-12

Il Signore disse a Samuele: “Ascoltali: lascia regnare un re su di loro”. La modernità si qualifica come tale in forza della sua emancipazione da Dio: finalmente – si pensa – l’uomo si è liberato dalla presenza ingombrante del divino e può autogestirsi in autonomia. In realtà, questo passaggio, era già stato fatto dal popolo d’Israele quando chiese a Samuele di dare loro un re perché li conducesse al posto di Dio. Dio non pose alcuna resistenza. Anzi, esortò Samuele ad assecondare la richiesta del popolo. Dio non ha bisogno di imporsi. Dio non vuole mantenere con la forza la sua leadership: Dio continua ad amare il suo popolo seguendolo a distanza, con rispetto e discrezione. Cosa accade? Accade che il popolo si accorge della grande illusione dell’autonomia: togliendo Dio continua a crearne un sostituto. L’uomo non è capace di vivere senza una guida, senza un punto di riferimento. Così, una volta si fa il vitello d’oro, una volta si elegge un re, una volta si acclama un dittatore… tutti ipotetici salvatori che, in realtà, neppure loro sanno come fare a salvarsi. La nostra modernità, si dice, non ha più padre ma senza padre non si è figli, si è semplici orfani con paternità surrogate e sempre in balia di uomini inevitabilmente deludenti. A quando il ritorno a Colui che è Padre? Buona giornata. don Luciano.

P.S. Una preghiera per Piero Conti (Via del Cantone, 75 – Panicaglia) e per Marisa Pieri vedova Lascialfari (Piazza Campobello, 6 – Panicaglia) che ritornano al Padre.