Sabato V Settimana del Tempo Ordinario

1Re 12,26-32; 13,33-34  Salmo 105  Marco 8,1-10

Il popolo d’Israele ha toccato con mano l’amore di Dio. Gli interventi salvifici nei suoi confronti non si contano. Ma si sa: la gratitudine dura una generazione al massimo e, poi, tutto cade nel dimenticatoio. Israele è il prototipo di tutta l’umanità. E’ il popolo scelto da Dio come segno dell’infedeltà redenta dalla sua fedeltà. Per questo, ognuno di noi, deve imparare a leggersi nelle esperienze di Israele. La sua storia parla di noi. Di noi oggi. Con una attinenza ai nostri percorsi davvero strabiliante. La nostra Europa non è forse stata benedetta dal Vangelo di Gesù? Non ha toccato con mano la bellezza della misericordia, della solidarietà, della fraternità, della comunione? La civiltà che il Cristianesimo ci ha regalato in duemila anni di storia sta sgretolandosi per l’avvento di tanti idoli. Mi sembra emblematica la pazzia di Geroboamo: preparò due vitelli d’oro e disse al popolo: “Ecco, Israele, i tuoi dèi che ti hanno fatto salire dalla terra d’Egitto”. Presenta al popolo come salvezza due statue fasulle sapendo benissimo che a far salire dalla terra d’Egitto è stato il Signore. Non sono così tutti gli idoli che il mondo propone come salvifici al posto del Vangelo? Pensiamoci. Buona giornata. don Luciano.

P.S. A San Cresci, Giada Dolabelli riceve il Santo Battesimo.

Una preghiera per Rina Romei (Viale Kennedy, 3), Gina Parigi vedova Naldi (Viali IV Novembre, 83) e per Riccardo Bartolini (Viale della Repubblica, 92) perché possano contemplare il volto paterno di Dio.