Venerdì II Settimana di Pasqua

Atti 5,34-42  Salmo 26  Giovanni 6,1-15

“Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. È la domanda che Gesù pone a Filippo guardando alla folla immensa che li seguiva, stremata dalla fame e dalla fatica. L’evangelista Giovanni ironizza dicendo che Gesù pone questa domanda per mettere alla prova l’apostolo e verificarne la presa di coscienza dell’urgenza. Filippo deve capire che i bisogni dell’umanità lo eccedono enormemente. Qual è la questione che Gesù solleva? L’ambizione dell’uomo è quella di mettere a posto il mondo intero, di risolvere i problemi dell’umanità ma, nella concretezza, non è in grado. Troppo piccolo, troppo povero, troppo limitato. Cosa fare? Lasciar andare le cose come vanno? Abbandonare l’idea di battersi per un mondo più bello e più equo? Assolutamente no! Gesù riporta Filippo alla dimensione del possibile: cinque e pani e due pesci, la semplice merenda di un ragazzo, condivisa diventa abbondanza per tutti. Il miracolo consiste nella capacità di ciascuno di mettere la propria parte, di mettersi in gioco personalmente nel poco e accorgersi che solo insieme si può davvero cambiare il destino di intere popolazioni. La mania di protagonismo di pochi rende impossibile il cambio di passo verso una giustizia capillare. A Gesù interessa stimolare la sensibilità del cuore più che risolvere i problemi. La fame non è dovuta alla mancanza di cibo ma all’assenza di sensibilità. Buona giornata. don Luciano.

P.S. Un requiem per Caterina Panunzi (Via Scalandroni, 29 – Polcanto).