CHIESA DI SANTA MARIA A OLMI

La prioria di santa Maria a Olmi, avrebbe avuto origine prima del Mille: Giuseppe Maria Brocchi, che vi fu priore dal 1716  al 1722 e che vi è sepolto, ne fa risalire la fondazione addirittura al tempo di Carlo Magno. In ogni modo, la testimonianza documentaria più antica che ne attesta l’esistenza risale al 1161. Citata inoltre negli elenchi delle decime (XIII-XIV secolo), la chiesa di Olmi conobbe un radicale rifacimento nel 1280, quando nella semplice aula rettangolare furono aperte due cappelle laterali e fu eretto un atrio antistante la facciata. Nel 1462 papa Pio II concesse il patronato della chiesa alla famiglia Serdelli, che lo tenne fino al 1769, quando tornò al vescovo fiorentino. Nel settimo decennio del Cinquecento, la chiesa fu oggetto di ulteriori lavori, tra cui la riedificazione dell’atrio antistante l’ingresso, che aveva anche la funzione di ospitare la grande edicola lapidea della Madonna del Parto (ora sistemata all’interno). Nel 1717 cadde l’antico campanile, subito ricostruito su disegno del priore Brocchi, mentre una nuova torre campanaria (quella ancora esistente) fu eretta nel 1828. Nel 1854 l’edificio ottenne, grazie ad un’ulteriore campagna di lavori su progetto dell’architetto Angelo Cappiardi, all’incirca l’aspetto attuale, di un elegante e semplice gusto neoclassico. La presente  facciata a quattro spioventi e scandita da lesene scanalate, secondo un disegno che riprende l’interno, a quanto pare, risale ai restauri succeduti al disastroso sisma del 29 giugno 1919, ad eccezione del monumentale portale che dovrebbe risalire ai lavori del XVI secolo. All’interno, dunque, la prioria risulta articolata in tre navate separate da pilastri quadrangolari; due cappelle laterali formano una sorta di breve transetto che non aggetta rispetto al corpo delle navate.

Anche la ricchezza delle opere d’arte testimonia dell’importanza della chiesa nel corso dei secoli: subito a destra dell’ingresso si vede una monumentale edicola in pietra scolpita, commissionata dalla famiglia Marucelli. L’opera, ispirata a quella eseguita da Michelozzo per la basilica della SS. Annunziata, su committenza di Piero de’ Medici (padre di Lorenzo il magnifico), sembra risalire alla metà del XV secolo. L’edicola era stata realizzata per custodire l’immagine della Madonna del parto, oggetto di una secolare devozione da parte della popolazione locale: si tratta di quanto resta di una decorazione parietale più ampia, della quale sopravvive una sorta di trittico raffigurante la Madonna del parto affiancata dai Santi Antonio Abate e Cristoforo, riferibile ad un pittore fiorentino della fine del Trecento. Nella cappella di sinistra del transetto si trova la grande pala raffigurante l’Assunzione della Vergine, in collocata in origine sopra l’altare maggiore ed opera attribuita tradizionalmente ad Alessandro Allori (1535-1607) e recentemente assegnata all’ambito di Michele Tosini e Francesco Brina. Un altro dipinto, ascritto alla bottega dell’Allori, raffigurante San Sebastiano, si trovava sull’omonimo altare collocato all’interno della chiesa, e attualmente è conservato al Museo “Beato Angelico” di Vicchio. Sull’ultimo altare della parete destra, della famiglia Parenti, si trova il dipinto con Eraclio riporta la croce a Gerusalemme, raro soggetto tratto dalla Leggenda della vera croce, firmato e datato da Carlo Portelli che lo ha compiuto nel 1569.

Due dipinti risalgono invece al XVIII secolo: si tratta della tela con San Giuseppe, oggi collocata sul primo altare della navata destra e in origine appartenente all’omonimo altare di patronato della famiglia Brocchi, opera  gradevole di Niccolò Lapi tra il 1716 e il 1723. Il secondo, oggi conservato al museo di Vicchio, è la tela con L’educazione della Vergine, assegnata alla bottega di Giovanni Domenico Ferretti e documentata al 1737. L’opera è fornita della sua cornice lignea originale che reca lo stemma della famiglia Da Lutiano, committente del dipinto.

Da segnalare, infine, le vetrate della navata centrale e soprattutto quella del grande occhio della facciata, opera della Manifattura Chini e risalenti al 1935, mentre, ai lati dell’altare maggiore, campeggiano le figure dei santi Pietro e Paolo, eseguite su muro nel 1962 dal pittore Angelo La Naia.

Usciti dalla chiesa non è possibile ignorare, sul lato destro, la veramente monumentale canonica di impianto cinquecentesco, nella cui sala al piano terra si trovava, fino al 1871, affrescata su una parete, il presunto ritratto di Bianca Cappello (o, più probabilmente,  Isabella, sorella di Francesco I e figlia di Cosimo I  de’ Medici), opera anch’essa riferita tradizionalmente a Alessandro Allori che l’avrebbe realizzato in occasione di una visita della granduchessa presso la chiesa di Olmi. Si tratta in ogni caso della testimonianza di un legame tra la famiglia medicea e la chiesa di Olmi. Il ritratto, staccato nel 1871 si trova esposto nella Tribuna della Galleria degli Uffizi a Firenze.

Sul lato sinistro della chiesa, infine, si affaccia il modesto edificio della Compagnia del Corpus Domini e della SS. Annunziata. Il semplicissimo ambiente fu decorato nel 1821 da Paolo Colli al quale si posono assegnare le due figure dei santi Antonio Abate e Macario (il primo protettore del bestiame, il secondo dei raccolti).