II Domenica dopo Natale

Domenica 5 Gennaio

Pieve: Alla S. Messa delle 8.00 ricordiamo Graziella Cecchini (Via Massarenti, 25), Maria “Teresa” Viviani vedova Innocenti (Ronta), Antonio Megna (RSA Beato Angelico), Nella Boni vedova Dallai (Piazza Vittorio Veneto, 25), Leonella Landi vedova Mannini (Via don Cinelli, 8) e Maria Teresa Lavacchini in Barletti (Via Pulci, 6).

Santuario: continua l’Ostensione del Santissimo Crocifisso fino a domani poiché fino al 1743 la festa del SS. Crocifisso era celebrata per l’Epifania del Signore.

N.B. La Santa Messa delle 18.00 in Pieve è già dell’Epifania.

Lunedì 6 Gennaio Epifania del Signore

Luoghi e orari delle Sante Messe come ogni Domenica.

Santuario: al termine della Santa Messa delle 10.30, “Velatio” del Santissimo Crocifisso.

Pieve: alla Santa Messa delle 11.30 è presente la Corale Santa Cecilia.

Martedì 7 Gennaio

Centro Giovanile: ore 19.30, Incontro post Cresima dei Giovanissimi 2012.

Cappella della Misericordia: ore 21.00, Santa Messa per i Fratelli e le Sorelle della Confraternita, viventi e defunti.

Giovedì 9 Gennaio

Pieve: ore 19.00, Riunione del Consiglio dell’Unità Pastorale.

Famiglia Giovanni Borelli, Piazza Dante, 42: ore 21.00, Incontro di Catechesi Biblica.

Domenica 12 Gennaio

Pieve: alla Santa Messa delle 10.00, partecipano i Bambini di III Primaria del Catechismo che poi si trattengono per il loro incontro.

Santuario: alla Santa Messa delle 10.30, partecipano i Bambini di V Primaria del Catechismo che poi si trattengono per il loro incontro.

Centro Giovanile: Insieme Party…amo: Domenica in compagnia dove l’amicizia, i sorrisi e la gioia di stare insieme non mancheranno.

Programma: ore 10,30 Santa Messa al Santuario; dopo, tombola con tanti premi. Ore 13.00 Pranziamo insieme e poi pomeriggio con canti e musica dal vivo. Per info e iscrizioni chiamare Romano: 338 1776472.

LUCE DELLA PACE DI BETLEMME

In Pieve e al Santuario è accesa una lampada che è stata accesa a Betlemme per invocare la Pace.

ROSARIO

Il Santo Rosario viene pregato ogni Domenica alle 17.30 in Pieve.

PRESEPE MECCANICO e MERCATINO DI NATALE

Presso il Santuario invitiamo a visitare il Presepe Meccanico e il Mercatino di Natale aperto dall’8 Dicembre 2024 al 12 Gennaio 2025. Orari Presepe: Domenica e Festivi: mattino: 11.15 – 12.30; pomeriggio: 16.00 – 19.00.

Sabato: 16.00 – 18.00. Feriali: 16.00 – 18.00.

Per info e prenotazioni: Lorenzo 3289268944.

BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE

La benedizione alle famiglie inizierà Lunedì 27 Gennaio.

Presto verrà consegnato il calendario con l’itinerario

PREPARAZIONE DEI CAMPI SCUOLA 2025

I Giovani che desiderano svolgere il compito di educatore sono invitati a presentare la loro disponibilità al Centro Giovanile Domenica 19 Gennaio dalle 17.00 alle 19.00; Lunedì 20 dalle 21.00 alle 22.30; Martedì 21 dalle 18.00 alle 20.00.

SPES NON CONFUNDIT

Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025

Segni di speranza

7. Oltre ad attingere la speranza nella grazia di Dio, siamo chiamati a riscoprirla anche nei segni dei tempi che il Signore ci offre. Come afferma il Concilio Vaticano II, «è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche». È necessario, quindi, porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza.

8. Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Cosa manca ancora a questi popoli che già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti regionali, consapevoli delle conseguenze che ne possono derivare a livello mondiale? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno «operatori di pace saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura.

9. Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere. Purtroppo, dobbiamo constatare con tristezza che in tante situazioni tale prospettiva viene a mancare. La prima conseguenza è la perdita del desiderio di trasmettere la vita. A causa dei ritmi di vita frenetici, dei timori riguardo al futuro, della mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, di modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni, si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità. Al contrario, in altri contesti, «incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi».

L’apertura alla vita con una maternità e paternità responsabile è il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne, una missione che il Signore affida agli sposi e al loro amore. È urgente che, oltre all’impegno legislativo degli Stati, non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza.

La comunità cristiana perciò non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo. Ma tutti, in realtà, hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26), non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti.

10. Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi.

È un richiamo antico, che proviene dalla Parola di Dio e permane con tutto il suo valore sapienziale nell’invocare atti di clemenza e di liberazione che permettano di ricominciare: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti» (Lv 25,10). Quanto stabilito dalla Legge mosaica è ripreso dal profeta Isaia: «Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» (Is 61,1-2). Sono le parole che Gesù ha fatto proprie all’inizio del suo ministero, dichiarando in sé stesso il compimento dell’“anno di grazia del Signore” (cfr. Lc 4,18-19). In ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento. Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita.

11. Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono. Le opere di misericordia sono anche opere di speranza, che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine. E la gratitudine raggiunga tutti gli operatori sanitari che, in condizioni non di rado difficili, esercitano la loro missione con cura premurosa per le persone malate e più fragili.

Non manchi l’attenzione inclusiva verso quanti, trovandosi in condizioni di vita particolarmente faticose, sperimentano la propria debolezza, specialmente se affetti da patologie o disabilità che limitano molto l’autonomia personale. La cura per loro è un inno alla dignità umana, un canto di speranza che richiede la coralità della società intera.