Domenica 29 Settembre

Giornata della Fraternità a cura dell’UNITALSI

Pieve: alla Santa Messa delle 8.00 ricordiamo: Anna Maria Chemeri vedova Cestenoli (Via XX Settembre, 11), Assunta Buti Balestri vedova Albonetti (Sesto Fiorentino, già Mucciano), Pier Luigi Pasquini (Loc. La Tintoria, 55 – Senni), Pietro De Liguoro (RSA Villaggio San Francesco), Vanda Biancalani in Montuschi (RSA Giotto, già Viale della Resistenza, 25), Raffaele Barletti (via Don Sturzo, 43).

Centro Giovanile: ore 10.30 Santa Messa; ore 12.30 Pranzo;

nel pomeriggio intrattenimento musicale e, alle 16.30, Preghiera e Benedizione Eucaristica.

N.B. In tutte le chiese dell’Unità Pastorale ci sono delle cassette per raccogliere offerte per la Giornata della Fraternità.

Pieve: ore 15.30, Salvatore Massari e Marzia Portone celebrano il Matrimonio e Pasquale Massari riceve il Battesimo.

Cattedrale di Santa Maria del Fiore: ore 15.00, apertura diocesana dell’Anno Pastorale; ore 18.00 S. Messa.

Martedì 1 Ottobre

Centro Giovanile: ore 19.30, incontro per tutti i Catechisti dell’Unità Pastorale.

Cappella della Misericordia: ore 21.00, Santa Messa.

Sabato 5 Ottobre

Santuario: alla Santa Messa delle 17.00, Ostensione del Santissimo Crocifisso.

Domenica 6 Ottobre

Chiesa di San Francesco: la Santa Messa delle ore 10.30 viene celebrata qui anziché al Santuario. Partecipa la Corale Santa Cecilia.

Al termine Velatio del Santissimo Crocifisso.

Santuario: ore 12.00: supplica alla Madonna del Rosario di Pompei.

Pieve: ore 16.00 Agnese Berti, Cosimo Cappetti e Caterina Di Gregorio Stefanini ricevono il Battesimo.

Il Catechismo inizierà Domenica 13 Ottobre.

Catechesi del Papa. I vizi e le virtù.

11. L’agire virtuoso

Dopo aver concluso la carrellata sui vizi, è giunto il momento di rivolgere lo sguardo sul quadro simmetrico, che sta in opposizione all’esperienza del male. Il cuore dell’uomo può assecondare cattive passioni, può dare ascolto a tentazioni nocive travestite con vesti suadenti, ma può anche opporsi a tutto questo. Per quanto ciò possa risultare faticoso, l’essere umano è fatto per il bene, che lo realizza veramente, e può anche esercitarsi in quest’arte, facendo sì che alcune disposizioni divengano in lui o in lei permanenti. La riflessione intorno a questa nostra meravigliosa possibilità forma un capitolo classico della filosofia morale: il capitolo delle virtù.

I filosofi romani la chiamavano virtus, quelli greci aretè. Il termine latino evidenzia soprattutto che la persona virtuosa è forte, coraggiosa, capace di disciplina ed ascesi; dunque l’esercizio delle virtù è frutto di una lunga germinazione, che richiede fatica e anche sofferenza. La parola greca, aretè, indica invece qualcosa che eccelle, qualcosa che emerge, che suscita ammirazione. La persona virtuosa è pertanto quella che non si snatura deformandosi ma è fedele alla propria vocazione, realizza pienamente sé stessa.

Saremmo fuori strada se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie. I santi, in questa prospettiva che abbiamo appena introdotto riguardo alle virtù, sono invece coloro che diventano pienamente sé stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo. Che mondo felice sarebbe quello in cui la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo, la speranza fossero la normalità condivisa, e non invece una rara anomalia! Ecco perché il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre.

Ma come possiamo definire il concetto di virtù? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci offre una definizione precisa e sintetica: «La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene» (N. 1803). Non è dunque un bene improvvisato e un po’ casuale, che piove dal cielo in maniera episodica. La storia ci dice che anche i criminali, in un momento di lucidità, hanno compiuto atti buoni; certamente questi atti sono scritti nel “libro di Dio”, ma la virtù è un’altra cosa. È un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore. La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta.

Se la virtù è un dono così bello, subito nasce una domanda: come è possibile acquisirla? La risposta a questa domanda non è semplice, è complessa.

Per il cristiano il primo aiuto è la grazia di Dio. Infatti, in noi battezzati agisce lo Spirito Santo, che lavora nella nostra anima per condurla a una vita virtuosa. Quanti cristiani sono arrivati alla santità attraverso le lacrime, constatando di non riuscire a superare certe loro debolezze! Ma hanno sperimentato che Dio ha completato quell’opera di bene che per loro era solo un abbozzo. Sempre la grazia precede il nostro impegno morale.

Inoltre, non si deve mai dimenticare la ricchissima lezione che ci è arrivata dalla saggezza degli antichi, che ci dice che la virtù cresce e può essere coltivata. E perché ciò avvenga, il primo dono dello Spirito da chiedere è proprio la sapienza. L’essere umano non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, di istinti, di passioni, senza poter fare nulla contro queste forze, a volte caotiche, che lo abitano. Un dono inestimabile che possediamo è l’apertura mentale, è la saggezza che sa imparare dagli errori per indirizzare bene la vita. Poi ci vuole la buona volontà: la capacità di scegliere il bene, di plasmare noi stessi con l’esercizio ascetico, rifuggendo gli eccessi.

Cari fratelli e sorelle, cominciamo così il nostro viaggio attraverso le virtù, in questo universo sereno che si presenta impegnativo, ma decisivo per la nostra felicità.