Domenica 26 Gennaio
Domenica della Parola di Dio
Pieve: Alla S. Messa delle 8.00 ricordiamo Marisa Seravalli vedova Montini (Località Mulinaccio, 3), Marta Masini vedova Giovannini (Viale della Repubblica, 31), Claudio Tronconi (Viale della Resistenza, 21), Vanna Penni in Tartaglia (Piazza M. L. King, 10), Franco Utili (Vicchio), Giorgio Cerbai (Località San Cresci, 45), Paolo Baldassini (Via Allende, 1), Giuliana Naldi vedova Pasi (Vicchio).
Pieve: alla Santa Messa delle 10.00, partecipano i Bambini di III Primaria del Catechismo che ricevono il Libro del Vangelo e che poi si trattengono per il loro incontro.
Santuario: alla Santa Messa delle 10.30, partecipano i Bambini di V Primaria del Catechismo che poi si trattengono per il loro incontro.
Martedì 28 Gennaio
Centro Giovanile: ore 19.30, Incontro Giovanissimi post Cresima 2011.
Giovedì 30 Gennaio
Centro Giovanile: ore 18.00, Incontro di conoscenza sul tema dello spettro autistico promosso dalla Caritas Diocesana.
Venerdì 31 Gennaio
Santuario: ore 18.00, Santa Messa nella memoria di San Giovanni Bosco.
Sabato 1 Febbraio
Chiesa di Mucciano: ore 15.30, Santa Messa nella Festa di Sant’Agata.
Santuario: ore 17.00, Ostensione del Santissimo Crocifisso.
Domenica 2 Febbraio Festa della Presentazione del Signore
La benedizione e la processione con le candele si terranno, oltreché alle Sante Messe prefestive, anche a tutte le Sante Messe dell’Unità Pastorale.
Pieve: alla Santa Messa delle 10.00 partecipano i Bambini di IV Primaria del Catechismo che poi si trattengono per il loro incontro.
Centro Giovanile: ritrovo degli ex allievi Salesiani e degli ex Oratoriani.
Santuario: ore 10.30 Santa Messa: al termine, dopo la “velatio” del Santissimo crocifisso, condivisione di ricordi nel piazzale dell’oratorio; ore 12.30 pranzo. Prenotazioni pranzo c/o Franco Stocchi 3277433793; don Francesco 3332678094.
BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE
Lunedì 27 Gennaio: Piazza del Mercato – Vicolo Manino – Vicolo Martellucci – Piazza e Via del Poggio – Via O. Bandini – Via S. Francesco – Vicolo Sant’Omobono – Piazza e Via Castelvecchio – Via L. e L. Pulci – Via Cocchi.
Martedì 28 Gennaio: Via Gualtierotti Morelli – Via Montebello – Via del Canto – Piazza e Piazzale Curtatone e Montanara – Via Castelluccio.
Mercoledì 29 Gennaio: Via G. La Pira – Via del Pozzino – Via F. Niccolai – Via Mons. C. Vigiani.
Giovedì 30 Gennaio: Piazza S. Giovanni Bosco – Via degli Argini – Via Basaglia – Piazza Dante.
Venerdì 31 Gennaio: Via Gorizia – Via Firenze – Via Roma – Piazza Vittorio Veneto.
In anticipo verrà consegnato alle famiglie il programma con l’itinerario.
SABATO 8 FEBBRAIO Un tempo per l’ascolto, un’occasione di confronto libero per la nostra Comunità.
Dove? In Pieve ore 15.00.
Come?? “Tavoli” di confronto.
A chi è rivolta? A tutti quelli che hanno a cuore la vita della nostra Unità Pastorale
VERSO IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO
Gli incontri per i fidanzati in preparazione al Matrimonio inizieranno Domenica 9 Febbraio alle 16.00 nei locali parrocchiali della Pieve.
SPES NON CONFUNDIT
Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025
20. Gesù morto e risorto è il cuore della nostra fede. San Paolo, nell’enunciare in poche parole, utilizzando solo quattro verbi, tale contenuto, ci trasmette il “nucleo” della nostra speranza: «A voi […] ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1Cor 15,3-5). Cristo morì, fu sepolto, è risorto, apparve. Per noi è passato attraverso il dramma della morte. L’amore del Padre lo ha risuscitato nella forza dello Spirito, facendo della sua umanità la primizia dell’eternità per la nostra salvezza. La speranza cristiana consiste proprio in questo: davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, «la vita non è tolta, ma trasformata», [15] per sempre. Nel Battesimo, infatti, sepolti insieme con Cristo, riceviamo in Lui risorto il dono di una vita nuova, che abbatte il muro della morte, facendo di essa un passaggio verso l’eternità.
E se di fronte alla morte, dolorosa separazione che costringe a lasciare gli affetti più cari, non è consentita alcuna retorica, il Giubileo ci offrirà l’opportunità di riscoprire, con immensa gratitudine, il dono di quella vita nuova ricevuta nel Battesimo in grado di trasfigurarne il dramma. È significativo ripensare, nel contesto giubilare, a come tale mistero sia stato compreso fin dai primi secoli della fede. Per lungo tempo, ad esempio, i cristiani hanno costruito la vasca battesimale a forma ottagonale, e ancora oggi possiamo ammirare molti battisteri antichi che conservano tale forma, come a Roma presso San Giovanni in Laterano. Essa indica che nel fonte battesimale viene inaugurato l’ottavo giorno, cioè quello della risurrezione, il giorno che va oltre il ritmo abituale, segnato dalla scadenza settimanale, aprendo così il ciclo del tempo alla dimensione dell’eternità, alla vita che dura per sempre: questo è il traguardo a cui tendiamo nel nostro pellegrinaggio terreno (cfr. Rm 6,22).
La testimonianza più convincente di tale speranza ci viene offerta dai martiri, che, saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore. Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza.
Questi martiri, appartenenti alle diverse tradizioni cristiane, sono anche semi di unità perché esprimono l’ecumenismo del sangue. Durante il Giubileo pertanto è mio vivo desiderio che non manchi una celebrazione ecumenica in modo da rendere evidente la ricchezza della testimonianza di questi martiri.
21. Cosa sarà dunque di noi dopo la morte? Con Gesù al di là di questa soglia c’è la vita eterna, che consiste nella comunione piena con Dio, nella contemplazione e partecipazione del suo amore infinito. Quanto adesso viviamo nella speranza, allora lo vedremo nella realtà. Sant’Agostino in proposito scriveva: «Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena dovunque. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te». Cosa caratterizzerà dunque tale pienezza di comunione? L’essere felici. La felicità è la vocazione dell’essere umano, un traguardo che riguarda tutti.
Ma che cos’è la felicità? Quale felicità attendiamo e desideriamo? Non un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore, così da poter dire, già ora: «Sono amato, dunque esisto; ed esisterò per sempre nell’Amore che non delude e dal quale niente e nessuno potrà mai separarmi». Ricordiamo ancora le parole dell’Apostolo: «Io sono […]persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,38-39).
22. Un’altra realtà connessa con la vita eterna è il giudizio di Dio, sia al termine della nostra esistenza che alla fine dei tempi. L’arte ha spesso cercato di rappresentarlo – pensiamo al capolavoro di Michelangelo nella Cappella Sistina – accogliendo la concezione teologica del tempo e trasmettendo in chi osserva un senso di timore. Se è giusto disporci con grande consapevolezza e serietà al momento che ricapitola l’esistenza, al tempo stesso è necessario farlo sempre nella dimensione della speranza, virtù teologale che sostiene la vita e permette di non cadere nella paura. Il giudizio di Dio, che è amore (cfr. 1Gv 4,8.16), non potrà che basarsi sull’amore, in special modo su quanto lo avremo o meno praticato nei riguardi dei più bisognosi, nei quali Cristo, il Giudice stesso, è presente (cfr. Mt 25,31-46). Si tratta pertanto di un giudizio diverso da quello degli uomini e dei tribunali terreni; va compreso come una relazione di verità con Dio-amore e con sé stessi all’interno del mistero insondabile della misericordia divina. La Sacra Scrittura afferma in proposito: «Hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento […] e ci aspettiamo misericordia, quando siamo giudicati» (Sap 12,19.22). Come scriveva Benedetto XVI, «nel momento del Giudizio sperimentiamo ed accogliamo questo prevalere del suo amore su tutto il male nel mondo e in noi. Il dolore dell’amore diventa la nostra salvezza e la nostra gioia».
Il giudizio, quindi, riguarda la salvezza nella quale speriamo e che Gesù ci ha ottenuto con la sua morte e risurrezione. Esso, pertanto, è volto ad aprire all’incontro definitivo con Lui. E poiché in tale contesto non si può pensare che il male compiuto rimanga nascosto, esso ha bisogno di venire purificato, per consentirci il passaggio definitivo nell’amore di Dio. Si comprende in tal senso la necessità di pregare per quanti hanno concluso il cammino terreno, solidarietà nell’intercessione orante che rinviene la propria efficacia nella comunione dei santi, nel comune vincolo che ci unisce in Cristo, primogenito della creazione. Così l’indulgenza giubilare, in forza della preghiera, è destinata in modo particolare a quanti ci hanno preceduto, perché ottengano piena misericordia.