Mercoledì X Settimana del Tempo Ordinario

2 Corinzi 3,4-11  Salmo 98  Matteo 5,17-19

Coloro che ricoprono cariche pubbliche di particolare rilievo, generalmente, hanno tutti un portavoce. Viene scelto chi ha una capacità di comunicazione efficace, chi ha disinvoltura nel gestire le tensioni, chi ha una conoscenza puntuale delle questioni, chi non si lascia condizionare dalle provocazioni. Sono solo alcune delle caratteristiche professionali necessarie per svolgere questo compito. Dio ha dei portavoce? Direi proprio di sì: i profeti – lo dice la parola stessa – sono chiamati a parlare a nome di Dio. Ma se andiamo a vedere le loro caratteristiche non sono per nulla assimilabili a quelle descritte. I profeti sono persone impacciate, per lo più gente semplice, poco abili nel parlare, piuttosto irascibili: tutto il contrario dell’efficacia. E’ interessante questa cosa. Gesù non ha agito diversamente: gli apostoli non erano certo degli intellettuali. Perché tutto questo? Perché per il Signore il portavoce non è uno che cerca di convincere ma un testimone, cioè uno che sperimenta su di sé l’azione salvifica e, di conseguenza, la testimonia. Dice molto bene San Paolo: “Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio”. Se qualcosa di buono esce da un portavoce di Dio, certamente è opera della Grazia! È proprio così! Buona giornata. Don Luciano.

P.S. Una preghiera per Mattia Cappelletti (Via Trento, 27), che ha concluso prematuramente il suo pellegrinaggio terreno, e per i suoi genitori.

In Pieve un gruppo di bambini di IV elementare del Catechismo celebra la Prima Confessione.