II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia (B)

Atti 4,32-35  Salmo 117  1Giovanni 5,1-6  Giovanni 20,19-31

“Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo”. Didimo vuol dire gemello. Gemello di chi? Gemello di ciascuno di noi. Perché ci assomiglia Tommaso, assomiglia a me, assomiglia a voi, tentati di credere soltanto in ciò che vediamo e in ciò che tocchiamo. Egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Invece occorre capire che il dubbio è un amico prezioso. Tommaso ci insegna che il dubbio non va evitato, non va rimosso, messo tra parentesi; il dubbio va affrontato, va attraversato. Luciano De Crescenzo ha scritto questa cosa in maniera molto forte: “Solo gli imbecilli non hanno dubbi”. Allora val la pena che vediamo il dubbio come un dono. E la cosa bella di questi ultimi due decenni che sta capitando, ascoltando alcuni scienziati, la cosa bella che dicono è di non temere la conoscenza. Più si va dentro nel piccolo e nel grande, e più si è stupiti, si entra nel mistero. Di chiarezza in chiarezza il mistero permane e diventa ancora più grande e più affascinante. Insomma i conti non tornano. Provate a pensare, nel nostro caso, un vuoto di una vergine diventa un pieno, una tomba piena diventa vuota, un pezzo di pane è il Signore, una bara è una culla. La ragione non ce la fa; non basta la ragione. Ad un certo punto occorre fidarsi come nell’amore: uno può calcolare le doti di una persona, poi, a un certo momento deve abbandonarsi, essere un po’ pazzo e dire: “Gioco questa carta”. Ma deve proprio aver dentro l’amore perché la fede ci dà questi occhi profondi, questo cuore nuovo, queste ali. Il mistero assomiglia a una scialuppa dentro a un oceano: uno lo attraversa e scopre delle meraviglie. Non è un muro che ci blocca. Perché molti cristiani cosa fanno? Dicono: “Ci credo in Gesù risorto, nell’Eucaristia, ma non ci penso perché se ci penso non ci credo”. Eh, no! Occorre entrare nel mistero di Dio perché se entri cresce in te, fai l’esperienza di questa luce, di questa presenza, di questa forza. Se uno è umile, si mette in cammino. Se è superbo, è sempre fermo, non porta a casa nessun risultato. Quindi dubbio come amico, saperci discepoli, saperci in cammino e dire: “Ma che bello credere!”, perché il cuore si allarga, lo sguardo si allarga, la vita diventa più bella. Buona Pasqua. Don Luciano.

P.S. Nel pomeriggio in Pieve, Aurora Zarra Manni riceve il Battesimo.