Martedì XXVI Settimana del Tempo Ordinario

Zaccaria 8,20-23  Salmo 86  Luca 9,51-56

“Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. La gente si stupisce perché in alcune situazioni anche i cristiani reagiscono con veemenza minacciando cattiverie e violenza… niente di più normale. La postura dell’uomo a fronte di ciò che giudica ingiusto e scorretto è la lotta, non c’è nessun pacifista e non-violento per natura. In questo senso è bello notare come, nel Vangelo, non si nascondono le reazioni istintive e scomposte degli apostoli: così è, non c’è da stupirsi. È stando dietro a Gesù che impareranno un modo di essere e di fare diverso, mitigando il loro zelo scomposto. Riconoscere la propensione e l’istinto al conflitto non significa giustificarlo e approvarlo: questa indole ha a che fare con la ferita della colpa originale dove, smarrendo Dio, ogni uomo si erge lui stesso a Dio, usando la forza per realizzare la propria egemonia sugli altri. La conversione dell’io dal suo essere secondo la natura all’essere secondo Dio ha bisogno di tanto impegno e di tanta perseveranza; occorre recepire il rimprovero di Gesù e riconoscere il proprio peccato. Quanto è difficile ammettere di agire in maniera difforme alla Verità. Siamo sempre così pieni di noi stessi, boriosi, orgogliosi. Come i discepoli della prima ora, pieghiamo la testa e rimettiamoci dietro a Gesù. Buona giornata. don Luciano.