Martedì I Settimana di Quaresima

San Policarpo, Vescovo e Martire

Isaia 55,10-11  Salmo 33  Matteo 6,7-15

Pregando, non sprecate parole come i pagani“. Tutti gli uomini hanno in sé l’istinto della preghiera. Perché? Perché riconoscono di avere bisogno. Il bambino prega il babbo e la mamma, il giovane prega l’amore della sua vita, l’adulto prega il suo cliente o il suo datore di lavoro, l’anziano prega ogni persona che gli passa accanto. Tutta la vita si gioca dentro una supplica a qualcuno che ci sta di fronte perché ascolti e si faccia prossimo. L’esperienza porta a riconoscere che ci sono desideri e bisogni che nessuno può garantirci e allora la preghiera si apre a Colui che può tutto. Esistono, però, uomini che dinanzi al bisogno si chiudono in se stessi e si intestardiscono nell’affrontare e nel risolvere i problemi da soli, senza il contributo di nessuno. Una sorta di dimostrazione di forza, di onnipotenza, che, inevitabilmente porta con sé tante fatiche, affanni e solitudini. Da queste semplice e banali osservazioni ne deriva che la preghiera non è la serie infinita di parolema è l’espressione della condizione di dipendenzae di relazionedi cui siamo caratterizzati. Si possono dire tante parole a Dio e, alla fine, non attendere nulla da Lui. Occorre pregare con il cuore di chi si fida e si affida. Buona giornata. don Luciano.