Martedì della VI Settimana di Pasqua

Atti 16,22-34; Salmo 137; Giovanni 16,5-11

Leggere l’esperienza religiosa di San Paolo ha sempre un fascino incredibile: un uomo, che dall’odio più viscerale verso i cristiani passa alla loro dedizione totale, deve avere per forza come snodo di svolta un avvenimento straordinario. La capacità di soffrire per il Vangelo che Paolo dimostra è davvero encomiabile: picchiato, torturato, bastonato, imprigionato… eppure sempre sulla cresta nell’annuncio del Vangelo.

Nel brano che oggi leggiamo ciò che mi colpisce di più è il fatto che Paolo non ambisca per nulla a dare del proprio comportamento una dimensione eroica: a Paolo interessa solo e soltanto annunciare Gesù a tutti coloro che incontra. Persino ai carcerieri rivolge la sua attenzione e la sua cura. Al carceriere che si sta suicidando per essersi lasciato scappare i prigionieri, Paolo grida di non farlo: nessuno, nemmeno il nemico più cattivo, merita di finire male! Anche a lui propone di credere in Gesù per essere salvato. Lo scopo della vita non è salvarsi la pelle ma donare vita a chi ancora non ce l’ha. San Paolo l’ha capito in maniera spettacolare! Buona giornata. don Luciano.